La Furgoneide – la lunga notte di Furgonaro e Truman (parte terza)

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“Facendomi qualche tirata de bottiglia sapientemente preparata da Di Biagio me so sentito pe qualche minuto molto meglio, più presente e a mio agio, pronto ad andare a svolgere il mio lavoro come un onesto cittadino membro attivo della società.
Arrivato all’incrocio de torbellamonaca ero un gargoyle che cercava de evità er proprio riflesso negli ampi specchietti der ducato ed ero convinto che sarei morto de ischemia cerebrale de li a breve portando il mezzo meccanico allo schianto addosso a qualche macchina co dentro na madre e 3 regazzini diretti verso qualche scuola.
Alternavo questi sentimenti al sentimi invincibile ed eterno; capace di seguitare a stare sveglio e a fare danni per miliardi di ore.
La realtà era sicuramente più vicina alla prima ipotesi ma la realtà è qualcosa che non appartiene pe niente a certe situazioni.
Quello che era certo, era che Pippo Franco stava bello attivo e me toccava er pacco mentre guidavo sotto lo sguardo perplesso de sti pori negretti che de certo sarebbero stati più al sicuro su na barca ar largo de Lampedusa.
L’istinto sessuale mio era finito: ce stava er sole e io me sentivo più affine a Roberto Succo che a Rocco Siffredi. (se non conoscete Roberto Succo ammazzatevi coi gas de scarico der furgone)
Arrivamo a Palestrina miracolosamente integri senza beccasse le 5 stellette de GTA e scarico sti poveruomini africani spiegandoje che dovevano fa cor linguaggio dei segni imparato ar tg2 delle 13.
L’unico obiettivo mio ormai era de volà via verso na stanza dove chiudeme a smorfinà fino alla prossima era glaciale.
Invece tornando verso il fiero destriero marchiato Fiat trovo sti due femminelli che m’avevano svuotato a terra la cassetta dell’attrezzi pe cerca un CUCCHIAIO (sempre pe rimane in tema de contatto con la realtà)
Devo di che me so un attimo innervosito, così Di Biagio ha provato a butta tutto in caciara proponendose pe na pompa public outdoor nel parcheggio del cimitero dei caduti di guerra de Palestrina.
In un attimo de lucidità ho capito che la misura era davvero colma: forte del fatto che si era pagato tutto noi e che manco era ancora finita je dissi: “andatevene via, cor cotral.
La fermata eccola qua: ve porta a ponte mammolo piateve sti 20 euro, ce fate i biglietti e ve piate du birre, teneteve tutto quello che c’avete ma dovete spari adesso”
Se la so vissuta meno male de come mi aspettassi, certo un paio de male parole me le sò beccate, ma tant’è: era giunto er momento in cui serviva l’arbitro che facesse i tre fischi.
Truman che intanto era ito at bar (strano!) tornato ce rimase abbastanza male, ma sti cazzi: i soldi che nun te sudi è normale che li butti…
è quello che fece subito dopo però, che mi fece capire la dimensione internazionale e senza tempo del talento di questo eclettico puttaniere con il quale oggi posso dire di aver avuto l’onore di giocare insieme, un pò come quelli che hanno giocato co Totti Maradona o Pelè.
Volume 2Si, perchè andò a comprare il messaggero in edicola e chiamò una rumena a ponte de nona, in appartamento, è cosi terminò il nostro contest: “mezzogiorno a ponte di nona” lui dice de ave schizzato e che quindi semo pari, io dico che non so sicuro che abbia sborato perché ar viaggio de ritorno stava a fa la bava sul sedile che me sembrava colto da SLA.
E COMUNQUE voi mette sborà bandito pe strada sotto a n traliccio de corente o dietro ar Big Bang cafe piuttosto che dentro na comoda abitazione?
Alla fine dai, giusto cosi: onore, gloria, e malattie veneree pe tutti con premiazione de ultime peroni al bar dove la gente ce guardava e annusava in un modo… particolare.

P:S:
Qualcuno mi chiede perchè scrivo di questa notte leggendaria solo dopo anni e allora, colgo l’occasione per compiere la mia dedica della furgoneide al mio amico.
Eh si.
Truman è scomparso pochi mesi fa alla tenera età de 30 anni nello stesso modo nel quale era vissuto: come un folle funambolo sprezzante del pericolo.
Insieme abbiamo preso a morsi grandi e succosi questa vita come si fa con le angurie fresche in estate.
Insieme ci siamo sentiti invincibili, capaci de tutto e padroni di niente.
Insieme a te amico mio, io ho sepolto una parte di me.
Quella che guarda sempre e soltanto avanti.
Forse perchè nulla di cosi significativo era ancora passato.
Mi sembrava doveroso guardare un attimo indietro per riviverti, perchè mi manchi.
E per salutarti, perchè lo meriti.
Ti amo.

Furgonaro”

DiBiagiatece:

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