Perestroja – Spotted Togliatti http://www.spottedtogliatti.org Trasudiamo disagio Thu, 14 Dec 2023 10:33:45 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.25 http://www.spottedtogliatti.org/wp-content/uploads/2016/11/cropped-cropped-cropped-Logo-bianco-32x32.jpg Perestroja – Spotted Togliatti http://www.spottedtogliatti.org 32 32 120486447 Perestroja e il primo amore non si scorda mai http://www.spottedtogliatti.org/2021/05/10/perestroja-primo-amore-non-si-scorda-mai/ Mon, 10 May 2021 11:49:22 +0000 http://www.spottedtogliatti.org/?p=2223 “Caro Spo’, oggi ti voglio raccontare una storia di quasi vent’anni fa, così per cambiare un po’, forse un po’ troppo romantica per i tuoi lettori ma chissà, voglio provare. Eccomi qui: una giovane ventenne con un corpo già ricco di forme e fresco delle prime esplorazioni sessuali, fatte in patria. Per l’estate decido di … Continua a leggere Perestroja e il primo amore non si scorda mai

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“Caro Spo’,
oggi ti voglio raccontare una storia di quasi vent’anni fa, così per cambiare un po’, forse un po’ troppo romantica per i tuoi lettori ma chissà, voglio provare.

Eccomi qui: una giovane ventenne con un corpo già ricco di forme e fresco delle prime esplorazioni sessuali, fatte in patria.
Per l’estate decido di concedermi una pausa dagli studi e, sicchè già mi ronzava in testa di trasferirmi in Italia, organizzo una piccola vacanza per conoscere il territorio.
Il tragitto prevede diverse soste lungo la penisola, e tra queste vi è la magnifica Firenze con la Galleria degli Uffizi, meta ambita per me che osservo ogni opera d’arte con occhi sognanti.

Durante la seconda visita agli Uffizi (una non mi bastava) noto un giovanotto, più o meno della mia età, con grandi occhi azzurri e malinconici, un maglione buttato sulle spalle a dare un tocco di serietà ad una semplice polo – sembrava che avesse appena finito di giocare a tennis negli anni 50 – capelli chiari e un po’ arruffati dalla vita.
É lì con alcuni amici nell’atrio d’ingresso, probabilmente temporeggiando per entrare a seguire la visita guidata.
Quando gli passo di fianco lo vedo in un riflesso socchiudere gli occhi un istante, come faccio io quando mi arriva il profumo delle lasagne la domenica.
Mi volto appena e così fa lui, un rapido scambio di sguardi che pare durare mille anni, mentre accenna un sorriso.

La visita sta per iniziare, così ci mettiamo tutti ordinatamente in fila nel Vestibolo per entrare e ammirare – di nuovo per me – l’incredibile esposizione di tesori.
Il ritmo è piuttosto lento, perché ci sono sia giovani che anziani, e permette di guardarsi in giro durante le spiegazioni.
Lui è entrato con il mio stesso gruppo ma si è allontanato dagli amici, e me lo ritrovo di fianco.
Sento il suo leggero profumo sotto al naso, probabilmente muschio bianco “arrotondato” dal calore della pelle, mentre le nostre braccia si sfiorano appena. Mi volto verso di lui, sentendomi avvampare le guance, sorride e mi guarda come se avesse percepito ogni mia sensazione.
Il gruppo si muove verso la Sala dedicata all’Archeologia, ma noi siamo lì, fermi, inchiodati da qualcosa che non possiamo controllare.
– dobbiamo andare…?, chiedo con il mio timido italiano fresco di scuola.

Mi prende la mano senza dire nulla, si guarda in giro e mi guida tra pesanti tendaggi fino ad una stanzetta di servizio, chiudendo la porta alle sue spalle.
Poggia il maglione e la mia borsetta sopra ad uno scatolone e mi spinge con delicatezza contro la porta, prendendomi il viso tra le mani per un lungo bacio.
Lo ricordo come fosse ieri: un blackout totale nella mia mente, mentre sentivo il sangue corrermi dappertutto, impazzito, bollente, desideroso di qualunque cosa stesse per accadere.
Una mano si stacca dal mio viso e prende a percorrere il mio corpo, soffermandosi ad avvolgere attraverso la stoffa i miei seni ed i capezzoli durissimi, per poi sollevarmi il vestito, accarezzarmi l’inguine e farsi strada nelle mie mutandine di cotone da brava ragazza, già fradicie.
Comincia a scendere mentre mi solleva il vestito oltre ai fianchi, appoggiando il viso tra le mie gambe, respirando a pieni polmoni l’odore dei miei umori, baciandomi la pelle prima di fare scivolare a terra le mie mutandine. E lì prende a leccarmi, baciarmi, succhiarmi, con foga, afferrando le mie natiche tremanti, come se fosse un pasto dopo giorni di digiuno.
Devo tapparmi la bocca per non farci scoprire, mentre sento la mia fica grondare di saliva e di umori, pulsare impazzita ad ogni colpo di lingua e le dita, oh le dita, quelle lunghe dita che mi penetrano come un coltello caldo nel burro, un po’ davanti ed un po’ dietro, facendomi perdere ogni inibizione ed anche l’ultima verginità rimasta.
Non posso aspettare oltre, ho bisogno il suo cazzo dentro di me, ora.
Lo raggiungo sul pavimento aprendogli rapidamente i pantaloni, buttandoci sopra la faccia, risucchiando il suo cazzo durissimo fino alla gola, più volte, mentre lui armeggia col mio vestito e la sua maglietta. Restiamo nudi a parte le scarpe, gli salgo in grembo e mi getto a gambe aperte sul suo cazzo, cavalcandolo come mai prima, aggrappandomi alle sue spalle intanto che mi stringe con forza i capezzoli facendomi male, ma quel male che non vorresti finisse mai.
Mi bacia ancora, respiriamo uno nell’altra, ascoltando il ritmo dei nostri corpi che sbattono all’unisono, poi mi fa girare.
Ed eccomi qui in un tempio dell’arte, a pecora a farmi scopare il culo per la prima volta nella mia vita. E non ditemi che questo non è romantico.
Sono così eccitata che avrebbe potuto fottermelo con una gamba del tavolo, sarebbe passata anche quella.
Il suo cazzo è prepotente, duro, ma le sue mani sono gentili mentre mi tiene per i fianchi, prima degli ultimi colpi, prima di farcirmi il culo di sborra calda, prima di essere schizzato fino alle palle della mia venuta, altrettanto calda.
Volume 2
Siamo un disastro di sudore, sborra, squirt, fiato corto e sete. Passiamo qualche minuto in silenzio per riprenderci, prima di tenderci la mano e presentarci con una risata.
Con calma ci rivestiamo, aiutandoci a vicenda ad avere un aspetto decente prima di abbandonare lo stanzino.
Ormai abbiamo perso il gruppo e non abbiamo più né voglia di riprenderlo né le forze per farci tutta la visita.
Mi chiede se mi va di bere qualcosa insieme, accetto di buon grado, mi prende sottobraccio e chiacchierando un po’ in italiano ed un po’ in inglese torniamo al corridoio d’ingresso per lasciare la Galleria con discrezione.
La nostra giornata proseguirà così, tra chiacchiere e risate, qualche drink qua e là, un salto a cena, una notte infuocata in hotel e l’indomani la promessa di non perderci di vista.
E così è stato, vent’anni dopo ancora ci sentiamo, sa della mia professione, sa della mia vita e conserva ancora quel tipico orgoglio di chi sa di essere stato il primo ad avere scopato il culo di una ragazza.

Pittorescamente vostra,
Perestroja”

Uffiziatece:

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Perestroja e Klobása dietro la reception http://www.spottedtogliatti.org/2021/03/19/perestroja-klobasa-dietro-la-reception/ Fri, 19 Mar 2021 13:11:37 +0000 http://www.spottedtogliatti.org/?p=2217 “Caro Spo’, non puoi capire quanto mi manchi Roma… qui a Bucarest d’inverno fa freddo, di quel freddo umido che ti entra nelle ossa e ti fa ricordare tutte le scorribande fatte negli ultimi vent’anni. A proposito di scorribande… Anni orsono mi è capitato di passare le vacanze a Praga, in Repubblica Ceca, che a … Continua a leggere Perestroja e Klobása dietro la reception

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“Caro Spo’,
non puoi capire quanto mi manchi Roma… qui a Bucarest d’inverno fa freddo, di quel freddo umido che ti entra nelle ossa e ti fa ricordare tutte le scorribande fatte negli ultimi vent’anni.
A proposito di scorribande… Anni orsono mi è capitato di passare le vacanze a Praga, in Repubblica Ceca, che a chi non ci avesse mai avuto a che fare potrei descrivere come una rident… sobr… immaginate un beccamorto perennemente ubriaco di birra ed avrete il quadro di questa città. Pregna di questa aura oscura ma con sprazzi di genialità e colore (nell’architettura) e fiumi di birra sempre e comunque.
Il mio albergo era in città vecchia, vicino alla Prašná Brána (Porta delle Polveri), e forniva un servizio di reception 24ore, una delizia per me che rientravo sempre tardi e non sempre lucidissima.
Uno degli impiegati – che chiameremo Klobása – l’avevo notato già la prima sera, bel tipo, alto, capelli scompigliati ed una vaga aria da liceale dell’ultimo anno che ti dà ripetizioni quando tu sei solo al primo e casualmente ti si apre un bottone in più nella camicetta mentre siete in camera tua a fare lezione.
Vedilo una sera, vedilo la seconda, l’appetito sale. Non ero lì per lavoro, quindi avrei potuto tranquillamente prendermi una pausa ma come sai il sesso mi piace, anche se non è retribuito.
Lo saluto e gli auguro buon lavoro, salgo in camera, mi butto sotto la doccia, poi entro in un accappatoio nemmeno troppo capiente e ops! che sciocca mi sono chiusa fuori dalla camera!
Con una goffaggine falsa come una banconota da 25€ mi avvicino alla reception e con nonchalance appoggio i gomiti e le gemelle al bancone lasciando che la scollatura si apra abbastanza da catturare lo sguardo di Klobása, che quasi salta sulla sedia.
Cinguetto che non so proprio come possa essere successo, di essermi chiusa fuori mentre cercavo un distributore di ghiaccio sul corridoio, e sarebbe davvero gentile se mi potesse aprire la porta…
Klobása si annoda in tre lingue diverse (non avevo notato che fosse così giovane) per poi riprendere fiato e dirmi che sì, tempo di chiudere la porta d’ingresso e mi avrebbe accompagnato al piano.
Mi ronza però un pensiero in testa: in camera… come al solito… secondo me possiamo fare di meglio.
Lascio che vada a chiudere la pesante porta d’ingresso e gli chiedo se lì dietro c’è un ufficio o se è tutto qui a vista; mi risponde ridacchiando che sì, dietro è molto più grande (e vedo nel riflesso che mi guarda il culo fasciato nell’accappatoio), così mi volto e gli dico – me lo fai vedere?
Colgo lo sguardo, ha capito benissimo. Scivoliamo nel retro della reception rapidamente, tanto quanto ci mette il mio accappatoio a cadere sul pavimento, poche chiacchiere, una mano sulle tette, una sulla mia gola, mi sbatte contro la parete dell’ufficio prima di affondare la sua lingua nella mia bocca, intanto che le mie mani scendono a litigare con la cintura dei pantaloni.
Volume 2Non sappiamo quanto tempo abbiamo, dobbiamo fare in fretta, selvaggiamente, ma io sono pronta e lui lo sento già durissimo in mano, basterà veramente poco per fare festa stasera.
Mi fotte con le dita rapidamente per farmi bagnare ancora di più, e poi giù a pecora sulla scrivania che quasi rovesciamo tutto ma non importa, avrà il resto della notte per mettere a posto, mentre invece io sono calda e aperta ora.
Mi scopa in modo deciso, silenzioso, sento solo il suo respiro che accelera e il rumore della mia fica che fa la risacca, le mani che mi stringono per i fianchi e il suo pube che sbatte contro il mio culo, un concerto meraviglioso circondato solo dal ronzio del frigorifero e del condizionatore.
Klobása mi sta scopando durante il suo turno di lavoro, con la precisione di quando archivia le prenotazioni, con la solerzia di quando registra tutti gli ospiti, con il ritmo danzante con cui allestisce i tavoli della sala colazione e tuttavia con la potenza di un poco più che ventenne, arrapato, famelico, pulsante e caldo dentro di me.
Vengo rumorosamente e lui subito mi afferra per i capelli, trascinandomi sul pavimento dove mi esplode addosso, schizzando sul mio viso, sul mio seno, quasi con disprezzo per aver disturbato la sua monotonia notturna.
Ci rivestiamo e mi accompagna alla camera, dove lo saluto con discrezione. Direi che ora un’altra doccia non è una cattiva idea.

Niente morali stavolta, caro Spo’! Pensiamo solo ai momenti belli e vediamo di sopravvivere in attesa di rivederci da mamma Roma!
Notturnamente vostra,
Perestroja”

Klobasatece:

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Perestroja e Er Professore annoiati alla festa http://www.spottedtogliatti.org/2021/02/18/perestroja-er-professore-la-noia-alla-festa/ Thu, 18 Feb 2021 13:45:06 +0000 http://www.spottedtogliatti.org/?p=2193 “Er Professore racconta Mi stavo davvero annoiando a quella festa… gente che ballava e rideva come dei coglioni, eccitati per della musica banale e quel minimo di alcol nelle vene da mandare su di giri solo gente come questa che beve quell’unico giorno a settimana per scaricare una routine più banale di quella musica. Non … Continua a leggere Perestroja e Er Professore annoiati alla festa

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Er Professore racconta
Mi stavo davvero annoiando a quella festa… gente che ballava e rideva come dei coglioni, eccitati per della musica banale e quel minimo di alcol nelle vene da mandare su di giri solo gente come questa che beve quell’unico giorno a settimana per scaricare una routine più banale di quella musica.
Non è colpa mia se mi sono ritrovato qui, seguendo il mio amico che ogni tanto ha questi colpi di genio… o è solo la giustificazione che sto dando a me stesso per non sentirmi come loro?
Tra quelle critiche e introspezioni che mi stavo facendo davanti a quel bicchiere di Vodka con cui stavo condividendo la serata, il mio occhio notò qualcosa che stonava in quel posto, per la sua sicurezza e quel fascino esaltati ancora di più da quei tacchi e quel vestitino così corto da lasciare scoperta la pelle di quelle gambe così lunghe tra l’autoreggente e il vestito, non appena accavallasti le gambe e i nostri sguardi si incrociarono.
In un primo momento non capii se mi avessi notato, visto che ti girasti subito e non mi sembrava per timidezza, quindi cercai di non farci troppo caso… cercai… e fu molto difficile riuscirci per i primi cinque minuti.
Guardai la mia compagna Vodka, poi mi voltai di nuovo verso di te e bastò un attimo per incrociare di nuovo i nostri sguardi e capire che non ero l’unico che si stava annoiando in quel locale e probabilmente che anche quell’attenzione particolare non era a senso unico… ma non me lo feci capire subito… o almeno non lo capii finchè non apristi il suo sguardo a me con un leggero sorriso malizioso, ma anche d’imbarazzo verso quel posto e quelle persone.
Iniziai a pensare a mille modi per approcciarti in quel momento ma mi prendesti così alla sprovvista, e allo stesso tempo mi facesti sentire eccitato come un toro, quando ti alzasti andando verso il guardaroba, che quella sera era vuoto e isolato perché estate, seguendo il mio sguardo e mostrando quella scollatura involontariamente (o forse no) che faceva fatica a contenere quel seno. Ti vidi sparire in quel buio e mi alzai cercando di non farmi notare troppo dagli altri, entrai anche io nel guardaroba e in un primo momento non ti trovai, anche se non era completamente buio, ma ancora ricordo la tua mano, quando sbucasti da dietro afferrando il mio cazzo attraverso i pantaloni, che in quel momento era già bello barzotto per la situazione ma ancora non del tutto marmoreo come invece sarebbe diventato pochi istanti dopo nella tua mano.
“Cavolo che ragazzaccia che abbiamo qui” dissi sorridendo, e sentii il tuo respiro vicino il mio orecchio mentre mi dicevi “questa sera mi sento davvero troia, vuoi una fidanzatina da presentare ai genitori o vuoi scoparmi la fica come se fosse l’ultima notte su questo pianeta?” Ricordo ancora la forza con cui mi girai e ti afferrai la mano togliendola dal mio cazzo per sollevare il tuo corpo sul bancone dietro di te e infilarti la mia mano sotto quel vestitino da puttana, per sentire quanto fossi eccitata. Il mio cazzo diventò marmo non appena sentii che non indossavi le mutandine e che la tua fica era già così calda e bagnata. Il tuo sguardo, quello sguardo così innocente ma anche così da troia, che mi fissava, mi fece salire quel desiderio, che non mi fece esitare a infilarti subito due dita nella fica sentendo le sue labbra aprirsi, così stretta, e cominciando a farti godere nel frattempo che l’altra mano afferrava i tuoi seni, facendoli uscire da quel vestitino per cominciare a leccarli.
La mia lingua che giocava con quei capezzoli, mentre io continuavo a farti impazzire alternando morsi a baci, mentre si inturgidivano sotto la mia lingua e fra i miei denti e quei baci che salivano sul collo mentre inarcavi la testa e le mie dita diventavano tre, penetrandoti e scopandoti con la mano come fosse il mio cazzo. Continuai così sempre più forte e sempre più voglioso di scoparti, ma mi trattenni e ad un certo punto, dopo un bacio e un morso su quelle labbra bollenti, cominciai a scendere, mentre aprivi di più le gambe e quelle autoreggenti a rete, sotto le mie mani a spalancarti quelle gambe per arrivare con la mia bocca ad assaporare il tuo sapore; il mio viso bagnato del tuo sapore mentre la mia bocca afferra le labbra della tua fica, mordendole e aprendole infilandoci dentro la lingua e cominciando a scoparti così, con la mia bocca mentre ansimi, mugolando di piacere continuando a gocciolare addosso a me, colando sul mio mento.
A quel punto mi sposti la testa dalle tue gambe e scendi abbassandoti davanti a me, lo ricordo come se fosse ora, “adesso tocca a me divertirmi” ricordo ancora quelle parole, quella voce, mentre mi guardi sbottonando i miei pantaloni, tirando fuori il mio cazzo così eccitato mentre te lo infili in bocca così ingorda, fino alla gola… fino alle palle… la tua lingua che sfiora le mie palle mentre me lo succhi tutto e lo riempi di saliva, il mio cazzo così duro e gonfio di desiderio per la mia puttana, gocciolante di te.
E’ come se fossi ancora lì, le mie mani fra i tuoi capelli che accompagnano i tuoi movimenti, prima piano, poi sempre più forte, sempre più violento, mentre te lo spingo fino in gola e sento che godi, guardo a terra e sotto le tue gambe stai bagnando il pavimento, ma ti ci lascio giocare ancora, perché mi stai facendo morire di piacere.
Ad un certo punto però non resisto, sono io a sollevarti e sbatterti su quel bancone a pecora, sollevandoti il vestitino fino ai fianchi, ti do uno schiaffo su quel culo, ‘vieni qui puttana!’ e ti passo il cazzo in mezzo a quel culotto, facendolo scivolare in mezzo alla tua fica e in un secondo sono dentro, anche se è così stretta, la sento che lo vuole e lo lasci entrare subito, bagnando la mia mano mentre infilo il mio cazzo. Ti tengo per il collo e comincio a sbatterti con forza, mentre cominci a urlare di piacere e per non farci sentire con l’altra mano ti tappo la bocca.
Senti quanto sono duro e bollente dentro di te, mentre ti scopo così forte da non darti tregua, riesci solo ad ansimare. Ti giri mentre sei piegata, allora ti schiaccio la faccia sul bancone e continui a guardarmi, con un sorriso da troia, così eccitante, mentre continuo a sbatterti con forza sento che stai per venire, la sento mentre me lo stringe e decido di trattenermi ancora, finchè non ti sento godere, intorno al mio cazzo, mentre stringo ancora il tuo collo e mentre goccioli a terra, sporcando tutto, bagnandomi fino alle palle, ma la cosa mi eccita così tanto che lo sfilo e ti sbrighi a inginocchiarti, per prenderlo di nuovo in bocca bagnato di te e sentirmi lasciare andare, mentre comincio a venire anche io, riempiendo quella bocca che tieni chiusa mentre lo bevi tutto, per poi aprirla e guardarmi, mostrandomi la tua bocca piena di me, del mio sperma caldo, ingoiando mentre mi sorridi e assapori tutto.
Non vidi più Perestroja dopo quella sera.
Tornai più volte in quel locale, ma stranamente quella sedia rimase sempre vuota.

Perestroja racconta
Come diceva la Mondaini? Che barba, che noia, che noia, che barba!
Sono qui in questo scialbo locale, dove tutti si accalcano a ballare della musica terribile bevendo drinks altrettanto scialbi, fingendo di essere persone interessanti ma in realtà tristemente uguali uno all’altro.
Mi guardo in giro, il barista è davvero carino ma le sue sopracciglia sono più curate delle mie quindi credo ci piaccia la stessa cosa. Intorno a me coppiette di ragazzini appena maggiorenni si scambiano felici la mononucleosi tra un metro di lingua e l’altro.
Noto un uomo in fondo al bancone, di un’età superiore alla media, piuttosto alto, in forma, capelli rasati, aspetto nell’insieme curato. Ha l’aria di uno di quelli che quando sbagli a scrivere qualcosa e la viene a correggere con la matita blu, che è per gli errori più gravi… sì sembra proprio un Professore, con quello sguardo austero mentre giudica la folla alle sue spalle! Mentre me lo immagino alla cattedra a picchiare il righello sulle dita degli studenti mi scappa un sorriso, proprio mentre lui mi sta guardando.
Lo vedo cambiare espressione mentre dal mio volto il suo sguardo percorre la poca stoffa del mio vestito e si sofferma sul bordo delle autoreggenti di pizzo, volutamente visibile. Quindi al Professore non interessano le ragazzine…
Volume 2Ma sì, sono sola, mi sto annoiando, i drinks sono pessimi… Quasi quasi mi svago un po’ con la cosa che so fare meglio, anche gratis stasera, voglio farlo solo per divertimento.
Incrocio ancora il suo sguardo, allora mi alzo e mi dirigo verso il guardaroba incustodito per l’estate, dandogli una rapida occhiata prima di sparire dentro alla stanza. Le luci sono spente ma da fuori i lampioni creano una piacevole luce, l’arredamento è spoglio, solo tre file di appendini ed un bancone vuoto.
Vedo la luce della sala da ballo entrare dalla porta che si sta aprendo rapidamente, direi che il Professore ha perfettamente colto il messaggio. Intravedo che si guarda in giro, così decido di mettere subito le mani avanti, letteralmente, posandogliele sul cavallo dei pantaloni e notando già un certo imbarzottimento.
“Cavolo che ragazzaccia che abbiamo qui” mi dice ignaro del soggetto, così mi avvicino al suo orecchio e metto subito in chiaro le cose “questa sera mi sento davvero troia, vuoi una fidanzatina da presentare ai genitori o vuoi scoparmi la fica come se fosse l’ultima notte su questo pianeta?”
Appena finita la frase mi afferra il polso e me lo allontana dai suoi pantaloni, accidenti questo cercava proprio la fidanzatina! penso, ma tempo zero ecco che mi acchiappa per i fianchi e con una forza inaspettata mi sbatte a sedere sopra al bancone!
L’abito già corto finisce arrotolato sulla pancia mentre mi spalanca le gambe per raggiungere a piena mano la mia fica già emozionata da quell’iniziativa così irruenta, considerando poi che ho sorvolato sul mettere le mutandine si è trovato la strada decisamente spianata.
Mi scopa la fica con le dita, prima due poi tre poi tutta la mano, con una manualità inaspettata per un tipo dall’aspetto così rigoroso, e con la mano libera mi tira fuori le gemelle già in contenimento precario nella profonda scollatura, iniziando a leccare e succhiare avidamente i capezzoli duri prima di salire fino al mio viso a rubare un bacio umido e caldo. Lascia il parco giochi per inginocchiarsi e aggiungere la lingua alle dita, provocandomi un maremoto che inizia a colarmi sulle gambe portandomi rapidamente al primo orgasmo.
Mi è stato insegnato che quando si riceve qualcosa di bello è giusto ricambiare, così recupero la forza nei muscoli e mi inginocchio davanti a lui, sbottonandogli i pantaloni e dicendogli “adesso tocca a me divertirmi”.
Glielo tiro fuori e inizio a bagnarlo con generose leccate prima di farlo sparire nella mia bocca fino a sentirlo sbattere contro la gola, mentre con una mano gli massaggio i gioielli di famiglia. Lo sento ansimare, gemere dal piacere, mentre il suo cazzo si fa sempre più duro contro la mia lingua, sto pensando sinceramente di farlo venire ma mi prende per i capelli e mi fa alzare di botto per poi sbattermi a pancia in giù sul bancone, finendo di sollevarmi il vestito prima di ficcarmelo dentro con la stessa energia di un impiegato postale degli anni 90 mentre picchia il pesante timbro sulla corrispondenza.
Per fortuna nel locale la musica è ancora alta perchè qui si sta facendo più rumore di una squadra di ragazzini che corre con gli infradito nella risacca, mentre batte ritmicamente il pube contro il mio tondo culo rumeno. Potrei essermi lasciata andare più del dovuto a livello vocale, perchè ad un certo punto mi trovo la sua mano sulla mia bocca che mi impedisce di continuare ad esternare la partecipazione. Sì, è vero, noi mignotte di solito urliamo più forte per eccitare il cliente, ma come anticipato non era una cosa di lavoro e me la stavo davvero spassando a essere scopata nella penombra di quello stanzino, come una qualunque ventenne il sabato sera. È a questo che penso mentre mi giro e gli sorrido, prima che lui decida di mettermi la mano intorno al collo per rimarcare il fatto che in quel momento mi sta possedendo, mi sta usando come una troia e non devo sorridere ma solo bagnarmi e farlo godere mentre aumenta il ritmo e quasi sposta il pesante bancone a forza di colpi.
Vengo, di nuovo, prepotentemente, colandogli addosso, bagnando le mie autoreggenti, i suoi pantaloni, il pavimento.
Lo sfila, ancora gonfio, così mi butto rapidamente in ginocchio per finire di farmi scopare la bocca e finalmente farmela riempire dalla sua calda sborra, che ripulisco fino all’ultima goccia guardandolo e sorridendogli ancora.
Mi rivesto rapidamente, cercando di sistemarmi alla bell’e meglio, e mi congedo sparendo in quella sala caotica. Forse lo incontrerò ancora, forse no.
Non so nemmeno il suo nome ma per me resterà sempre Er Professore.”

Interrogatece:

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Perestroja alla difficile scoperta di Nerkiamsk http://www.spottedtogliatti.org/2021/01/18/perestroja-alla-difficile-scoperta-nerkiamsk/ Mon, 18 Jan 2021 07:48:28 +0000 http://www.spottedtogliatti.org/?p=2189 “Caro Spo’, sono tempi difficili per tutti, sia per i clienti che per noi lavoratrici dell’Amore. Ti scrivo da casa, in Romania, perché stare a Roma per ora non è conveniente e non ci sono occasioni per esercitare la mia amata professione come prima di questa brutta situazione. Vorrei raccontarti un episodio accaduto l’anno scorso, … Continua a leggere Perestroja alla difficile scoperta di Nerkiamsk

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“Caro Spo’,
sono tempi difficili per tutti, sia per i clienti che per noi lavoratrici dell’Amore.
Ti scrivo da casa, in Romania, perché stare a Roma per ora non è conveniente e non ci sono occasioni per esercitare la mia amata professione come prima di questa brutta situazione.
Vorrei raccontarti un episodio accaduto l’anno scorso, quando ancora si poteva lavorare per bene.

Come alcuni dei tuoi lettori sapranno, preferisco esercitare in casa o durante eventi particolari quali feste aziendali, festività e situazioni organizzate dal mio caro Maestru, un uomo dalla fredda Russia ma con un grande cuore che non fa mancare nulla a noi ragazze ed ai nostri ospiti.
Il Maestru sa insegnare a tutte come vivere serenamente questa professione, preparando sempre serate all’insegna del sesso spinto ma con un occhio al goliardico, perché è importante anche divertirsi e mandare a casa i clienti vuoti negli attributi ma pieni nell’animo, fidelizzandoli per le successive occasioni.

Uno dei suoi clienti più affezionati lo chiameremo Nerkiamsk.
È costui un pallido industriale che lavora tra Svezia ed Italia, dotato di una bella stazza nel fisico e dell’equivalente di una gamba di ricambio di un tavolo Ikea tra le gambe, da qui il nomignolo.
I primi tempi richiedeva ragazze random, così da poterle conoscere tutte e scegliere la preferita, ma solo poche di loro si sono rivelate in grado di gestire la sua artiglieria così, quando è toccata a me, mi sono trovata ad armarmi di olio di gomito per poter superare l’impresa.

Eccolo arrivare nel mio appartamento sulle colline, è una sera d’autunno, una di quelle sere in cui si può sentire ancora il vento caldo portare il profumo del mare ed il sole tramonta pigramente concedendo luce fino a tardi.
Nerkiamsk si presenta con ancora addosso il rigido completo indossato al meeting, così gli preparo un bel bagno caldo per rilassarsi e rigenerarsi, con candele e sottofondo della sua musica preferita: la sinfonia n. 3 di Brahms. (Non tutti riescono ad approcciarsi in modo disinvolto ed è importantissimo saper mettere a proprio agio un cliente.)
Gli chiedo se gradisce del vino e, mentre si mette a mollo, vado in cucina e sfilo rapidamente la vestaglia di seta viola, restando con addosso solo una sottoveste di pizzo aperta sul seno florido (un’altra sua passione) ed un paio di scarpe di vernice nera con tacco alto. Ho pensato fosse superfluo fingere di indossare le mutandine, quindi non le ho messe del tutto.

Entro in bagno con i bicchieri e la sua espressione cambia: le sopracciglia quasi arrivano alla tipica stempiatura nordica e giuro di aver intravisto nella vasca un fenomeno simile a quello tanto acclamato nel famoso lago scozzese di Loch Ness. Ok, direi che l’insieme è di suo gusto e quell’altra entità è d’accordo.
Gli porgo il bicchiere e mi siedo sul muretto che fa da bordo alla vasca, lasciando che mi guardi, che soppesi la mia artiglieria (vedi un po’ che forse stasera giochi ad armi pari), e che pregusti la serata.
Beve mezzo calice tutto d’un fiato, non si aspettava tutta questa arroganza da parte mia ma hey, non si dica che non so accettare una sfida. Per stuzzicarlo ulteriormente fingo di dovermi sporgere oltre la vasca per sistemare una candela troppo vicina alla sua testa, così da potergli dare una visione più ravvicinata delle gemelle. A momenti gli si incrociano gli occhi mentre mi avvicino al suo volto, poi cede e con un guizzo spalanca la bocca e ne acchiappa una. Sento la sua lingua lavorare avidamente il mio capezzolo, mentre gli sfilo il bicchiere dalle mani, lo appoggio alle sue spalle e gli avvolgo tutta la faccia tra i miei seni.

È stata la mossa vincente, è stato come aprire al pubblico un negozio di borsette il giorno del Black Friday, come spalancare i cancelli dell’Olimpico il giorno del derby.
Vedo con la coda dell’occhio la bestia che si dibatte sotto il pelo dell’acqua e decido di aiutare Nerkiamsk ad uscire dalla vasca, doccia al volo, accappatoio e via verso la camera da letto, sperando di riuscire ancora a camminare domani.
Non sono una donnina esile, anzi, la natura mi ha donato fianchi larghi da afferrare e tonde natiche da punire, su quasi un metro e ottanta di statura, ma credetemi che Nerkiamsk se avesse voluto tirarmi a terra l’avrebbe fatto senza problemi dai suoi quasi 2 metri di altezza. Ma ormai è ipnotizzato, devo condurre il gioco e riuscire a gestire questo armadio a due ante con una gamba del tavolo tra le gambe.
Lo faccio sedere sul letto, mettendomi a cavalcioni, lasciando che si diverta ancora a leccare e succhiare i seni, che quasi spariscono tra le sue grandi mani e nella sua affamata bocca.
Mi sento qualcosa in mezzo alle gambe: la nerchia di Nerkiamsk sta telegrafando sulla mia fregna: “toc toc mò so’ cazzi tua toc toc mò te’ sfonno toc toc”.
Il primo round me lo devo assolutamente gestire io, quindi lo faccio sdraiare e parto coi preliminari giusto per capire un attimo dove e come mettere le mani. Nel frattempo che prendo le misure con la lingua mi scappa quasi da ridere… chissà i controlli in aeroporto… stai seria Pé, stai seria!

Volume 2Temporeggio arrampicandomi con la bocca e le mani, anche se me pare di tenere un pitone, madonna mia mò che faccio… E niente proviamo il classicone, lo smorzacandela, che almeno posso regolarmi nell’affondo… Vado, lo cavalco, lui e pure la bestia, piano eh su e giù, se perdo il ritmo me lo trovo direttamente nell’intestino… però non è mica così male, basta stare attenti, sì… mò provamo un po’ più veloce… Non è così male… oh no… ohcaz… Ops.
E niente, gli sono venuta addosso.
Nerkiamsk ride, pensava che sarei scappata via a metà del lavoro come le altre o che mi sarei messa a piangere dal dolore, invece vedi un po’ sta golosaccia che s’è pure divertita.
La tensione è finalmente spezzata, lui dopo 30 minuti di dentro e fuori finalmente riesce a venire, io nel frattempo ero già a tre volte. Arrivati alla fine avrei quasi dovuto pagarlo io.
Ed è così che sono diventata la preferita di Nerkiamsk, il suo appuntamento fisso mensile, dopo il quale per due giorni non prendo mai appuntamenti per ovvie ragioni.

C’è una morale anche in questa storia? Sì, mio caro Spo’!
La morale è che non solo il “troppo poco” ha vita difficile ma anche il “troppo”, e in entrambi i casi bisogna sempre avere rispetto, pazienza e passione perché uno mica se la sceglie la nerchia!
Appassionatamente vostra,
Perestroja”

Telegrafatece:

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Perestroja e gli insegnamenti a Martino http://www.spottedtogliatti.org/2020/02/14/perestroja-gli-insegnamenti-martino/ Fri, 14 Feb 2020 15:05:07 +0000 http://www.spottedtogliatti.org/?p=2127 “Ciao Spo’, ogni tanto mi fermo a riflettere su questa era moderna, così frettolosa e priva di ogni emozione, in cui spesso si bada solo al numero dei partecipanti invece che all’essenza di loro stessi. Anni fa, quando ancora non c’erano i social e si lavorava grazie agli annunci sui giornali più beceri, c’era sempre … Continua a leggere Perestroja e gli insegnamenti a Martino

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“Ciao Spo’,
ogni tanto mi fermo a riflettere su questa era moderna, così frettolosa e priva di ogni emozione, in cui spesso si bada solo al numero dei partecipanti invece che all’essenza di loro stessi.
Anni fa, quando ancora non c’erano i social e si lavorava grazie agli annunci sui giornali più beceri, c’era sempre una sorta di timore reverenziale nell’approcciare una donna “del mestiere”, un pudore quasi tenero nel rivelare le proprie necessità fisiche che si andava a scontrare con un lavoro così palesemente privo di emozioni.

Ricordo Martino, uno dei miei primi clienti in Italia, conosciuto grazie ad un trafiletto sul giornale e diventato presto assiduo nel richiedere i miei servigi.
Era, Martino, un giovane di bell’aspetto, residente nella zona dei Castelli Romani, di pochissima esperienza ma di grandi aspirazioni, trovatosi in pochi mesi ad affrontare una relazione seria che lo avrebbe portato al matrimonio con una ragazza più navigata di lui e che viveva il sesso con apprensione, temendo di poterla deludere da un momento all’altro.

Gli diedi appuntamento nel mio appartamento di allora, sulla Falcognana, un delizioso bilocale che avevo personalmente arredato per poter soddisfare ogni richiesta, anche le più bislacche.
Arrivò con dei fiori, il caro Martino, che mi porse con mani quasi tremanti mentre entrava nel mio personale Paese dei Balocchi. Lo feci accomodare sul divano di velluto e cercai di metterlo a suo agio offrendogli del vino mentre i suoi occhi correvano sul mio abito di pizzo che lasciava poco all’immaginazione. Gli lasciai tutto il tempo necessario a prendere confidenza, mentre con una mano gli accarezzavo i capelli e lo lasciavo sbirciare dentro alla mia scollatura.
Quando lo vidi più sereno gli tolsi il bicchiere e lo invitai ad avvicinarsi a me, sussurrandogli all’orecchio che ero lì per soddisfare tutti i suoi desideri e che non doveva temere di chiedermi qualunque cosa.

Martino reagiva, timidamente, ma si vedeva che non avrebbe mai mosso un dito se non l’avessi fatto prima io, così mi sedetti sul suo grembo lasciando che le mie natiche sollecitassero il cavallo dei suoi pantaloni, che era decisamente meno timido.
Appoggiai la sua mano suoi miei fianchi, avvicinando le mie esuberanti gemelle al suo petto, mentre la mia seduta si faceva finalmente più scomoda. Slacciai il vestito e lo aprii, non portavo null’altro, ed ecco che sentii che non riusciva più a stare fermo.
Mi baciò il collo mentre le sue mani correvano sulla pelle nuda, così cambiai posizione e mi sedetti a cavalcioni, con le ginocchia sul divano e le gambe aperte sopra al suo cazzo ormai durissimo.
Gli aprii i pantaloni e glielo tirai fuori, pronta all’azione.

Martino era pallido, forse la luce o forse non ci avevo fatto caso prima o forse il sangue gli era già sceso tutto là sotto, quindi non ci badai particolarmente.
– sto male – sussurrò.
– scusa?
– sto male…
Volume 2
Svenne, come la migliore Miss Universo sviene di emozione durante l’incoronazione. Svenne sul mio divano di velluto, svenne dentro a casa mia, svenne mentre ero seduta sul suo cazzo.
Mi ritrovai a dover fare le manovre di primo soccorso al mio cliente, che per fortuna non stava avendo nulla più di un mancamento, per la prima volta nella mia vita.
Quando si riprese svariati minuti dopo era visibilmente imbarazzato, ma ringraziò il fatto che gli fosse capitato con me e non durante la prima notte di nozze.

Quella sera contravvenni allo spirito del mio lavoro e mi presi cura di lui, accudendolo amorevolmente ed assicurandomi che si riprendesse appieno prima di regalargli numerosi orgasmi con altrettante parti del corpo.
Mi ringraziò a non finire e tornò a trovarmi svariate volte, giustificando le sue assenze alla fidanzata dicendo di andare dal “personal trainer”, e se ci pensi non è nemmeno una definizione così sbagliata.

Una sera volle addirittura portarmi fuori, scegliendo un delizioso motel sulla Salaria.
Era l’epoca degli sms, quando se per sbaglio usavi il cellulare per internet ti partiva un rene, e la futura sposa continuava a scrivergli per informarlo sui fiori o gli invitati o quant’altro.
Lo invitai a dedicarsi a me, visto che avrebbe avuto tutto il tempo per lei, e Martino la congedò con un messaggio, al quale lei però rispose chiedendo dove fosse.
La scena seguente è talmente surreale che raccontata non rende:
– dove sei??
– sono in motel!
– ah ah ah, che sciocco che sei!

Ci guardammo scoppiando in una risata e capimmo che sarebbe stato il nostro ultimo appuntamento di lavoro.
Venni a sapere che il matrimonio fu un successone e che la novella sposa venne abbondantemente soddisfatta sia durante la prima notte che nelle occasioni successive.

Che dire, caro Spo’, è bello vederli spiccare il volo dopo aver insegnato loro la magia del sesso, ti senti un po’ come il Maestro Miyagi con la differenza che invece di insegnare a spaccare mattonelle insegni a spaccare le donzelle.
Marzialmente vostra,
Perestroja”

Martinatece:

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2127
Il Capodanno di Perestroja e Sterculo http://www.spottedtogliatti.org/2020/01/08/capodanno-perestroja-sterculo/ Wed, 08 Jan 2020 12:30:17 +0000 http://www.spottedtogliatti.org/?p=2105 “Ciao Spo’, il nostro caro Maestru, in occasione del capodanno, ci ha organizzato una festa in villa a tema mitologia romana con alcuni dei nostri migliori clienti; noi ragazze eravamo assegnate a rappresentare varie dee, chiaramente in chiave riveduta e corrotta, per soddisfare ogni necessità. Eravamo in 7: io che vestivo spighe di grano tra … Continua a leggere Il Capodanno di Perestroja e Sterculo

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“Ciao Spo’,
il nostro caro Maestru, in occasione del capodanno, ci ha organizzato una festa in villa a tema mitologia romana con alcuni dei nostri migliori clienti; noi ragazze eravamo assegnate a rappresentare varie dee, chiaramente in chiave riveduta e corrotta, per soddisfare ogni necessità.

Eravamo in 7: io che vestivo spighe di grano tra i capelli come Proserpina e badavo che non mancasse nulla sulla tavola imbandita, Ada la rossa fiammante ad impersonare una Minerva in soli sandali d’argento con tacco vertiginoso, Georgina la platinata tutta curve come Giunone con indosso nient’altro che una fascia di seta in vita, Mona a tributare Epona con tanto di briglie (per un simpatico scherzo del Maestru, poiché Epona era la dea dei cavalli e Mona è particolarmente fan di certe misure), Catina di un invidiabile biondo naturale e bellissima Venere con piccole pitture d’oro ad evidenziare le sue fossette sopra le ampie natiche (vista da dietro da seduta pareva un incantevole violino), Tinca e Raluca le sorelle more a rappresentare Abbondanza e Concordia e pronte a regalare doppie emozioni ad ogni partecipante che si sedesse sulla poltroncina dedicata.

Alle 23 sono arrivati i nostri ospiti, accolti dal Maestru in versione Giove, e si sono presto messi a loro agio tra poltrone di velluto, calici di champagne e lunghe gambe pronte ad aprirsi e festeggiare.
Tra questi spiccava un imprenditore barese sulla sessantina, rinominato dal nostro Giove “Sterculo” (eh sì, proprio il dio della concimazione), per le sue bislacche richieste e per la sua capacità di combinare sempre disastri in qualunque situazione egli si trovasse.
Sterculo, l’ultima volta che aveva caricato una ragazza -non nostra- in macchina, si era improvvisamente precipitato fuori nel parcheggio perché per un errore di calcolo l’arnese gli era rimbalzato indietro e si era sparato la sborra in bocca da solo. La cosa lo aveva talmente inorridito che aveva scatenato un baccano infernale, prima sputando e poi vomitando, tale che la ragazza si era spaventata ed era corsa via tenendo in mano gli stivali e le mutande.

Un’altra volta aveva deciso che era giunta l’ora di provare il sadomaso, così si era prenotato Tinca e Raluca per una intera notte in un albergo sul Traiano, raccomandando che portassero tutta l’attrezzatura del caso.
Le nostre sorelle non erano nuove a questo genere di giochetti, quindi si prepararono a caricare il loro arsenale migliore fresco di lavanderia: plug anali, code, corde, guinzagli, fruste, palette, gag balls, manette varie e abbigliamento in pelle.
Sterculo le attendeva gioioso nella sua bella stanza con letto in ferro battuto, all’ultimo piano con vista sul lago, tronfio di orgoglio e viagra, con un bel calice di Moet in mano e le sue amate ciabatte di velluto ai piedi.
Tinca inizia a montare i vari aggeggi al letto a cui legare le corde mentre Raluca sceglie con cura gli strumenti di tortura.
Dopo qualche minuto iniziano a sfilare davanti a lui, bellissime nei loro corsetti di pelle e acciaio, con calze a rete aperte tra le gambe e tacchi affilati: lo stuzzicano con le piume e con qualche leggero colpo di frustino, ma ecco che in preda all’eccitazione lui si alza e cerca di acchiappare al volo Tinca, non rispondendo più del suo ruolo di schiavo. Raluca prontamente cerca di rimetterlo al suo posto, sferrando un colpo di frustino dritto alle sue natiche.
Ma è in quel momento che Sterculo si gira all’improvviso.
<<sciaff>>
Un urlo si staglia per tutto l’albergo.
Per tutto il lago.
Potrebbero averlo sentito fino a Fiumicino.
Si piega in avanti, lacrime agli occhi, cade per terra, vomita dal dolore. La serata sadomaso finisce con lui in pronto soccorso e le ragazze mortificate che raccontano dell’incidente al Maestru, che non sa più se ridere o preoccuparsi per il poveretto.

“Direi che si è ripreso alla grande”, mi dice Giove mentre osserva Sterculo trotterellare dietro alle tonde natiche abbronzate di Giunone, “metto via i frustini” gli rispondo, “sa mai”.

Volume 2È quasi mezzanotte, decidiamo di indossare tutti qualcosa e di andare sulla terrazza per brindare e guardare i fuochi d’artificio: le ragazze si tuffano dentro a caldi cappotti e si lasciano stringere dagli ospiti ai quali regaleranno anche un bacio di buon auspicio.
Parte il conto alla rovescia, si stappa ulteriore champagne, i fuochi sono bellissimi. Giove alza il suo calice, brindiamo per la riuscita della festa ed invitiamo gli ospiti a tornare dentro per aprire le danze nelle camere da letto della villa.

Ogni camera è stata personalizzata, a seconda delle preferenze degli ospiti: c’è quella per l’amante dei pompini con un trono in velluto dal quale osservare la propria dea preferita inginocchiata ai suoi piedi, quella per l’appassionato di golden shower con una mega doccia tutta in mosaico dove lasciarsi andare liberamente, quella per il patito del bondage con corde e leve, quella con luci led completamente rosse a simulare un bordello olandese ed infine la stanza principale con un letto di tre metri per chi volesse omaggiare Bacco con una bella orgia.

È tutto perfetto: l’aria è pregna di sudore e sesso, la musica diffusa copre a stento le voci, i mugolii e le urla di piacere, c’è tutto quello che si potrebbe desiderare per festeggiare degnamente un Capodanno.

Caro Spo’, cari amici, spero che anche a voi non sia mancato nulla. Spero che l’abbiate passato con chi vi ama o almeno con chi amate e soprattutto senza mutande.
Buon anno a tutti.
Pirotecnicamente vostra,
Perestroja”

Sterculatece:

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2105
Perestroja e Milvio con l’Arna alla cena aziendale http://www.spottedtogliatti.org/2019/12/16/perestroja-milvio-larna-alla-cena-aziendale/ Mon, 16 Dec 2019 14:04:44 +0000 http://www.spottedtogliatti.org/?p=2102 “Ciao Spo’, lo so che è tanto che non ti scrivo, ma sai com’è… arriva l’inverno, fa freddo, la pelliccia non basta più a scaldare e noi ci si ricicla come escort “al chiuso”. Beh mica tutte, eh, perchè certe è meglio se restano in strada cor passamontagna in faccia. Con “noi” intendo le ragazze … Continua a leggere Perestroja e Milvio con l’Arna alla cena aziendale

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“Ciao Spo’,
lo so che è tanto che non ti scrivo, ma sai com’è… arriva l’inverno, fa freddo, la pelliccia non basta più a scaldare e noi ci si ricicla come escort “al chiuso”.
Beh mica tutte, eh, perchè certe è meglio se restano in strada cor passamontagna in faccia. Con “noi” intendo le ragazze messe meglio, quelle che ti puoi portare a cena o presentare ai colleghi di lavoro senza fare brutte figure, che sanno comportarsi a modo in sala durante una cena importante per poi farsi montare nel guardaroba come uno scaffale dell’Ikea.
Siamo quasi tutte oltre il metro e settanta, chi più chi meno in forma, dotate del nostro magnifico culo rumeno e qualcuna pure di un bel davanzale raccoglisbò.
I nostri clienti di questo periodo sono tutti “colletti bianchi”, dall’impiegato che vuole fare bella figura con i colleghi millantando una relazione seria (quando il resto dell’anno s’ammazza di seghe davanti alla tv guardando quella fregna della Leotta), al capufficio che di norma si chiava le nigeriane in Portuense per 20€ a botta ma sai com’è, mica le può portare alla cena aziendale che quelle se per sbaglio je cade una forchetta s’infilano sotto al tavolo ed è un attimo che je scatta l’abitudine e vanno a sbottona’ tutta la fila di commensali. Per carità, la devozione al lavoro è sempre apprezzata, ma metti che uno c’ha n’attimo di cardiopalma e ce resta secco a sentirselo prendere in bocca da sotto al tavolo, che se poi tira su la tovaglia ‘n vede altro che ‘npajo de occhi.
Scusami Spo’, quando racconto con enfasi mi parte il romanesco.
E’ che si lavora duro, sempre, anche quando ti capita il soggetto strano, quello che ti fa dire “ma chi me l’ha fatto fa’? nun me potevo sposa’ con uno della posta, sfornare due marmocchi e stare col culo al caldo?”.
Invece no, sotto sotto questo stare sempre in giro, questo recitare amore, questo prendere cazzi tutto il giorno e tutti i giorni ha un certo je ne sais quoi di affascinante, specie se lavori bene ed il tuo “Capo area” è contento. S’incazza quando lo chiamo “Capo area”, il nostro Maestru, perchè dice che tutti quelli sotto a cui ha lavorato prima erano più fiji de na mignotta di lui; lui invece ci tiene a noi e ci tratta meglio che se lavorassimo per un’azienda normale, che tanto anche lì prima o poi lo pigli nel culo lo stesso.
Ti ricordi Spo’ di quello che m’ha tirato ‘na pizza in albergo? Ecco, diciamo che ne ha prese due, quando gliel’ho detto. E’ proprio bravo il nostro Maestru.
Ma torniamo a noi. L’altro giorno ho accompagnato un impiegato ad una cena aziendale: mi sono messa un bel vestito grigio perla con una importante scollatura che scopriva la schiena e lungo quasi fino a terra, niente di eccessivamente elegante ma ero proprio un gioiellino.
Volume 2L’impiegato, che chiameremo Milvio per comodità, è venuto a prendermi con una macchina che ho visto solo in Romania: una Alfa Romeo Arna. Giuro. Pensavo di avere le allucinazioni. Dovevi vederlo Spo’, tutto bello impacchettato nel suo completino con tanto di guantini di pelle, bello spavaldo alla guida di quel dinosauro di macchina. Ho seriamente temuto di fare un viaggio nel tempo quando l’ho sentita accelerare sulla Appia.
Cerco di farci due chiacchiere, perchè lo vedo un po’ emozionato… probabilmente è la prima volta che porta una donna ad una festa, con tutti i colleghi poi! Allora gli dico che non ho messo nulla sotto al vestito (sento grattare la marcia), ridacchia nervosamente, gli chiedo se vuole toccarmi un po’ mentre siamo in coda al semaforo e sollevo il vestito aprendo le gambe (la marcia non entra e sento il motore ruggire), mi guarda le cosce, mi guarda la fica (frena bruscamente per evitare un tamponamento), siamo fermi in colonna così gli prendo la mano e sfilo il prezioso guantino appoggiandogli le dita sul mio grilletto.
La macchina si spegne. Le uniche cose accese sono il quadro dell’Arna ed cazzo di Milvio dentro ai pantaloni.
– te la senti di guidare amore?
– (bofonchia qualcosa)
– amore vuoi che guidi io?
Annuisce, riesce a malapena a deglutire. Davvero non posso farlo scendere così, sembra uno di quei galli segnavento con la freccia che punta a nord.
– amore adesso scendo e vengo al tuo posto, tu passa di qui al mio, ok?
Ok, ce la facciamo, ho guidato una Volga Gaz senza cambio assistito, che sarà mai?
Milvio è sul sedile passeggero, ancora con la sua fiera erezione contenuta nei pantaloni color senape con la piega, così – perchè come mi insegnava mio nonno falegname “nessun legno va sprecato” – decido di sbottonargli la patta e di movimentare l’attesa nel traffico con una bella sega. Milvio è al settimo cielo, dovrei dirgli che di solito si fa un pompino al guidatore e non una sega al passeggero ma perchè disturbare la sua felicità? Lavoro veloce e con precisione, il finestrino ed il suo lato del parabrezza sono ormai appannati dal suo ansimare finchè esplode come una burrata calda sul cruscotto della sua amata Arna.
Gli passo un fazzoletto, anni di esperienza mi hanno permesso di non macchiare nulla del suo completo stirato, per il cruscotto beh si pulirà, mica dobbiamo portarcelo a cena.
Arriviamo a destinazione, parcheggiamo un pochino distante per non dare nell’occhio e quando scendiamo lo aiuto a sistemarsi i vestiti. Mi guarda come se fossi la Madonna, probabilmente da tempo nessuno si prendeva cura di lui.
Milvio mi porge il braccio, è raggiante e sicuro di sè, questa sera farà un figurone con i colleghi, anche con quelli che lo trattano come pezza da piedi tutti i giorni. Passiamo una serata bellissima: lui mi sfoggia come un trofeo, io raccolgo biglietti da visita con discrezione.
Non so Spo’, sarà lo spirito natalizio ma mi sento di aver lavorato bene, non solo a livello professionale ma anche umano. Tante volte basta davvero poco per migliorare la vita di una persona, una parola, un abbraccio, una mano.
Non santa, però, mi raccomando.
Festosamente vostra,
Perestroja”

Arnatece:

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2102
Perestroja e la pizza in faccia nell’Hotel a Laurentina http://www.spottedtogliatti.org/2019/11/19/perestroja-la-pizza-faccia-nellhotel-laurentina/ Tue, 19 Nov 2019 08:27:01 +0000 http://www.spottedtogliatti.org/?p=2074 ““pisciami in bocca!” ha detto. Così, all’improvviso. Allora in un microsecondo ho dovuto calcolare quanti soldi mi stava dando, quanti avrei potuto chiederne per questo servizio extra, e quanti me ne servono per pagare l’affitto in quel buco di merda dove sono finita ad abitare dopo aver lasciato Baia Mare, che sembra un posto bello … Continua a leggere Perestroja e la pizza in faccia nell’Hotel a Laurentina

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““pisciami in bocca!” ha detto. Così, all’improvviso. Allora in un microsecondo ho dovuto calcolare quanti soldi mi stava dando, quanti avrei potuto chiederne per questo servizio extra, e quanti me ne servono per pagare l’affitto in quel buco di merda dove sono finita ad abitare dopo aver lasciato Baia Mare, che sembra un posto bello ma invece è una specie di Cinisello Balsamo del nord della Romania.
E mi sono lasciata andare, ho pisciato in bocca a quel bastardo assetato.
È stato generoso, mi ha allungato addirittura una piotta, che ho infilato frettolosamente dentro agli stivali perché non mi fido delle zozze dell’Ardeatina. Mi ha riportata al mio angolo senza fare troppi complimenti, in un misto di timida gratitudine per avergli permesso quel piccolo svago, e di orgoglio per essere riuscito a sborrare anche stasera con – tutto sommato – pochi soldi.
Questa sera non c’è molta gente in giro, i ragazzi passano pigri con le loro macchine regalando nient’altro che fischi e parole mentre solleviamo le gonne o apriamo le giacche mostrando le nostre fiche pettinate a festa.
Una macchina grossa rallenta, mi giro dandogli le spalle e alzando il vestito per mostrargli il mio culo fasciato solo dalle stringhe di un reggicalze, sento i freni, ci siamo l’ho agganciato. Mi avvicino al finestrino, è un tizio di mezza età con giacca e cravatta, pare uno di quegli industriali che si vedono in tv durante le cerimonie di apertura delle aziende, anche troppo piacente per stare lì a raccogliere fregna in mezzo alla strada. Ma chi sono io per giudicare.
“quanto vuoi per tutto?”, “du’ piotte” sparo alto, ci provo, “va bene, sali”.
Mi guarda, senza parlare, allora per rompere il ghiaccio gli chiedo se vuole una pompa mentre guida, ma risponde che no, preferisce aspettare finché non saremo in camera. Andiamo in un hotel sulla Laurentina, roba da signori, ma almeno mi posso lavare con calma senza dover sentire urlare una di quelle stronze con cui abito, che c’ha fretta perché deve uscire col fidanzato che manco sa che fa la troia.
Nella stanza di fianco si sente qualcuno urlare, in un accento brasiliano rinforzato da un bel paio di gonadi che evidentemente sono ancora lì al loro posto: mi viene da chiedermi se lo stia prendendo o lo stia ficcando, busserei solo per scoprirlo.
Volume 2Il tizio che mi ha caricata è seduto sul letto, con ancora camicia e cravatta ma senza pantaloni e col cazzo in mano, bravo presidente, poche chiacchiere e cazzo pronto. Lascio andare l’accappatoio e gli permetto di guardare tutto, di toccare tutto, mentre lui si sega come un dannato senza ancora lasciarmi fare. Allora gli monto sopra, e come un forsennato inizia a sgrillettarmi che manco uno che chiama l’ascensore al pronto soccorso, “piano amore!” gli dico, e sto fijo de na mignotta mi tira una pizza in faccia così forte che gli cado dal cazzo e finisco giù dal letto a gambe all’aria.
Mi tiro su e afferro uno degli stivali che mannaggiaddio mò te lo spacco in fronte e me lo vedo lì come un coglione che ancora si sega senza nemmeno rendersi conto di quello che mi ha fatto, ansimando come un cane bastardo mentre si sborra addosso, pure sulla cravatta. Si stende, ancora col cazzo in mano, e inizia a russare beato.
Penso l’unica cosa utile in quella situazione: mi vesto, faccio chiamare un taxi e vaffanculo svuoto il portafoglio a sto infame. E gli ho pure fatto il favore di non piantargli un tacco nello scroto.
Monetariamente vostra anche se un po’ ammaccata,
Perestroja”

Ammaccatece:

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